Poesia : L' Odio - Wislawa Szymborska

Bentrovati 

una poesia di Wislawa Szymborska intitolata 
"L’odio".   

La scelta è caduta su questo scritto,  innanzitutto perché è proprio bella nel suo descrivere questo sentimento che appartiene a tutti,  che lo si manifesti o lo si subisca.  

È un "cancro" della società che è sempre esistito e che è sempre stato alla base delle più tremende nefandezze della storia, dalle guerre al nazismo , al terrorismo,  come l'attentato alle Torri Gemelle di cui oggi ricorre il ventennale. 

E negli ultimi anni , l 'odio ha trovato altre strade per continuare ad avvelenarci : I social
divenuti il secchio in cui ognuno vomita le proprie frustrazioni dando sfogo alla propria meschinità.  

 Ed ecco la poesia . 

L 'ODIO - Wislawa Szymborska

"Guardate com’è sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l’odio.
Con quanta facilità supera supera gli ostacoli.
Come gli è facile avventarsi, agguantare.

Non è come gli altri sentimenti.
Insieme più vecchio e più giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.
L’insonnia non lo indebolisce ma lo rafforza.

Religione o non religione 
purché ci si inginocchi per il via
Patria o no
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene all’inizio.
Poi corre tutto solo.
L’odio. L’odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.

Oh, quegli altri sentimenti 
malaticci e fiacchi!
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
arrivata per prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.

Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?

Diciamoci la verità:
sa creare bellezza
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera
Magnifiche le nubi degli scoppi nell’alba rosata.
Innegabile è il pathos delle rovine
e l’umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.

È un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio
tra sangue rosso e neve bianca.
E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.

In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro.
 lui solo."

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